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Oggi, leggendo Una pedina sulla scacchiera, romanzo uscito a Parigi nella primavera del 1934, ci accorgiamo della modernità sempre viva di Irène Némirovsky, capace di entrare nelle sottili trame psicologiche dei suoi personaggi, nel drammatico rapporto di un padre spregiudicato e un figlio inetto, annichilito: Christophe "è la pedina - appunta Némirovsky sul manoscritto del romanzo - che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita". Da una parte abbiamo a che fare con il mondo politico e con quello dell'industria (l'impero del petrolio e dell'acciaio del padre), irrevocabilmente corrotti; dall'altra con quello dei rapporti familiari e degli esami di coscienza. Un libro inequivocabile - un piccolo capolavoro - sulla "tirannia del denaro" e l'umiliazione, la vergogna di esistere.